Per il lancio di Office 2010 aspre critiche sono state sollevate già prima che il pacchetto di applicazioni sia stato messo sul mercato. Una nello specifico riguarda le email. In particolare sull’applicazione di Outlook che continua a non usare più il rendering di Explorer (che rispettava i principi di HTML) bensì si avvale del motore interno di Word, rendendo meno universale la lettura e l’accesso a dei determinati tipi di email.

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Uno fra i progetti più autorevoli per la standardizzazione della posta elettronica, l’Email Standards Project ha intrapreso una serrata campagna di protesta contro Microsoft mostrando i tanti inconvenevoli che la mancata adozione di standard certi può provocare. A quanto pare, con Microsoft contro, siamo davvero lontani da una omogenizzazione del linguaggio della posta elettronica.

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Epsilon Interactive in collaborazione con GFK Group ha realizzato una ricerca a livello mondiale riguardo le email e lo spam e al rapporto che hanno gli utenti internet con la posta elettronica. La  ricerca si basa su un sondaggio effettuato ad Aprile 2009 su oltre 4000 consumetori in 13 Paesi. Dai risultati ottenuti emerge che i nordamericani (87%) e gli europei (74%) hanno risposto di utilizzare la posta elettronica come principale strumento di comunicazione online rispetto agli utenti della regione Asia-Pacifico (58%).

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In questo continente in particolare gli utenti sono più ricettivi alle email ricevute via smartphone con il 32% che afferma di aver compiuto azioni come cliccare su un link o acquistare online, significativamente superiore ai dati di America del Nord (9%) e dell’Europa (7%). Un terzo degli intervistati ha sostituito i canali tradizionali a favore delle email per i rapporti con le banche (40%) e con le poste (38%) e con gli operatori di telemarketing (28%).

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Mailup in occasione dell’upgrade alla versione 6.6 sta promuovendo una nuova applicazione al software dedicata ai professionisti che lavorano con le email chiamata Marketing+. Il nuovo tool include le funzioni di Profilazione Avanzata, AutoProfilazione e la nuova opzione Invii Automatici. Mentre le prime due funzioni permettono di segmentare il database e di creare dei sondaggi e dei form tramite i quali profilare la propria base contatti, gli Invii Automatici consentono di far partire in automatico e in modo temporizzato messaggi predefiniti, un email o un sms, al verificarsi di determinati eventi o condizioni come ad esempio una ricorrenza, la scadenza di una polizza o la registrazione a un evento. Una funzione fondamentale per risparmiare tempo e ottimizzare le risorse.

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Numerose sono le curiosità che attraversano la storia dell’email come mezzo di comunicazione. Un primordiale uso del termine posta elettronica è stato fatto addirittura nel 1976, sebbene sfruttato per una campagna di advertising della nota azienda multinazionale Honeywell. Nella pubblicità una busta avvolta da raggi di corrente elettrica evoca una forza paranormale il cui solo obiettivo è quello di materializzarsi dal nulla e terrorizzare un tranquillo manager di mezza età. Il claim era “What the heck is an electronic mail?”, “Cosa diavolo è una lettera elettronica?”. Un modo un pò fortuito di prevedere il futuro.

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Una nuova ricerca condotta da Messagelabs e riportata da emarketer.com analizza con dati attuali il fenomeno incessante dello spam via email. Negli ultimi tre anni le email spazzatura sono calate dall’86,2% all’81,2% sul totale della posta elettronica a livello mondiale ma soltanto nell’ultimo mese di Maggio c’è stato un incremento vertiginoso che ha portato la percentuale dello spam al 90,4%. I paesi più bombardati sono stai nell’ordine Hong Kong, la Cina e l’Inghilterra, mentre l’Italia non è presente nelle prime dieci posizioni, al contrario di altri paesi europei come Germania e Olanda rispettivamente all’ottavo e al nono posto. Quasi un terzo dello spam proviene dalla stessa Europa seguita a ruota dall’Asia.

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I giorni più attivi risultano essere globalmente il Lunedì e il Venerdì, mentre la Domenica gli spammer sembrerebbero riposarsi. La maggior parte delle mail spazzatura viene generata e diffusa da vari botnet, malware nascosti all’insaputa dei proprietari in milioni di computer sparsi per il mondo raggiunti dalle applicazioni malevoli molto spesso con servizi di client di posta gratuiti, come Hotmail e Yahoo. Un piccolo contributo per arginare il fenomeno potrebbe essere una maggiore consapevolezza di ciò che viene aperto e scaricato online, per evitare di essere noi stessi i messaggeri dello spam.

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E’ il simbolo chiave della rivoluzione delle comunicazioni degli ultimi anni. Grazie ad esso  milioni di persone in tutto il mondo, in ogni istante scambiano dati, sentimenti, denaro. Ma quanti di voi conoscono l’origine del simbolo che ha permesso a noi tutti di essere raggiunti con una velocità  così impressionante e per di più quasi a costo zero?  Il 4 maggio del 1536, Francesco Lapi, un mercante fiorentino che si trovava a Siviglia, in Spagna, usò il simbolo @ in una lettera; questo è il primo esempio conosciuto di documento che contiene questo simbolo. Allora si faceva riferimento al numero di “anfore” che avrebbero viaggiato dentro tre navi che partivano dalla Spagna dirette a Roma. Un’anfora era una unità di misura di peso e di capacità usata nel commercio a quel tempo.

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Con il passare dei secoli il simbolo è rimasto in uso nelle scritture commerciali con il significato di “al prezzo di”, per abbreviarne la dicitura ai fini contabili. Nel 1971 quando Ray Tomlinson vide il simbolo pensò che poteva essere utile aggiungere il mail server host al nome di chi riceve una emai, aggiungendo una chiocciola e l’host name al nome dell’utente.Fu  scelto il simbolo “at” per indicare che l’utente si trova presso (la traduzione dell’inglese “at”) quel dominio.

Una nozione di base fondamentale per chi si occupa di email marketing.

Per il Garante della Privacy quando si utilizzano sistemi automatizzati di invio di email se il consenso non è stato dato esplicitamente l’azione viene considerata spamming ed è perseguibile legalmente. Questa la decisione dell’autorità che ha accolto il ricorso di alcuni cittadini che hanno visto la propria casella di posta elettronica bombardata da messaggi a cui non avevano dato esplicito consenso, inviati da aziende con le quali non erano mai entrati in contatto.

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Anche se i dati sono estratti dalle Pagine Gialle o dai registri pubblici, quando si usano queste tecniche di direct marketing in automatico è obbligatorio acquisire prima il consenso dei destinatari. Su questo binario si sta muovendo anche la commissione europea che sta cercando di armonizzare la normativa che contrasta lo spam ormai vecchia di sette anni.

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Vox Mail è una soluzione avanzata che permette la creazione di una campagna di email marketing a seconda delle esigenze più diverse. Il software as a service ha un ampia possibilità di personalizzazione, i template possono essere inseriti, creati e gestiti dall’utente a seconda delle sue esigenze. Il servizio di direct marketing include anche l’organizzazione dettagliata di una campagna specifica e personalizzata per cliente, un’efficace reportistica con un monitoraggio costante e un’integrazione con il social network Facebook per inoltrare le newsletter a tutti i contatti.

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L’offerta di Vox Mail è strutturata su tre livelli. Una prima opzione gratuita, con la possibilità di mandare 200 mail alla settimana previa inclusione del banner di Vox Mail e una limitata reportistica. L’offerta Premium, con diverse tariffe a seconda delle esigenze di traffico e una Agency Edition ideata per le agenzie di comunicazione con un canone annuo e infinite possibilità di personalizzazione.

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In questo periodo d’incertezza economica, al calo dell’advertising classico corrisponde un aumento degli investimenti pubblicitari nei media digitali. Infatti secondo i dati presentati dallo IAB Italia, elaborati da Nielsen e da Assointernet, dopo il primo trimestre 2009 le previsioni sarebbero più rosee del previsto, con un aumento generale del 13,7% rispetto ai dati del 2008.

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In particolare l’email marketing dovrebbe registrare entrate per 22,05 milioni di euro, con un incremento del 5% nei confronti dell’anno precedente. L’andamento stimato per il settore segna dunque un netto rallentamento rispetto ai trend a due cifre degli anni passati a causa della pessima congiuntura economica, ma la fiducia nei media digitali resta comunque solida.

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